“Das Kapital, Kritik der politischen Oekonomie, di Karl Marx…contiene un’analisi veramente profonda, luminosa, scientifica e decisiva e, se posso esprimermi in tal via, un’esposizione spietata della formazione del capitale borghese e del sistematico e crudele sfruttamento che il capitale continua ad esercitare sul lavoro dei proletari. L’unico difetto di questo lavoro… positivista nella sua direzione, basato su un profondo studio dell’economia e che non ammette nessun’altra logica se non quella dei fatti – l’unico difetto, dicevo, è che è stato scritto, in parte, ma solo in parte, in uno stile eccessivamente metafisico e astratto… che rende difficile la sua spiegazione e la sua comprensione per la maggior parte dei lavoratori, e sono principalmente i lavoratori che nondimeno devono leggerlo. I borghesi non lo leggeranno mai o, se lo leggessero, loro non vorranno mai comprenderlo, e se anche lo dovessero capire essi non diranno mai niente a proposito e lo ignorerebbero; questo lavoro essendo nient’altro che una sentenza di morte, scientificamente motivata ed irrevocabile, non contro di essi in quanto individui, ma contro di essi come classe”.
Mikhail Alexandrovich Bakunin
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Die unbesiegliche Inschrift
La scritta invincibile
Al tempo della guerra mondiale
in una cella del carcere italiano di San Carlo
pieno di soldati arrestati, di ubriachi e di ladri,
un soldato socialista incise sul muro col lapis copiativo:
viva Lenin!
Su, in alto, nella cella semibuia, appena visibile, ma
scritto in maiuscole enormi.
Quando i secondini videro, mandarono un imbianchino con un secchio di calce
e quello, con un lungo pennello, imbiancò la scritta minacciosa.
Ma siccome, con la sua calce, aveva seguito soltanto i caratteri
ora c’è scritto nella cella, in bianco:
viva Lenin!
Soltanto un secondo imbianchino coprì il tutto con più largo pennello
sì che per lunghe ore non si vide più nulla. Ma al mattino,
quando la calce fu asciutta, ricomparve la scritta:
viva Lenin!
Allora i secondini mandarono contro la scritta un muratore armato di coltello.
E quello raschiò una lettera dopo l’altra, per un’ora buona.
E quand’ebbe finito, c’era nella cella, ormai senza colore
ma incisa a fondo nel muro, la scritta invincibile:
viva Lenin!
E ora levate il muro! Disse il soldato.”
Die unbesiegliche Inschrift
“Zur zeit des Weltkriegs
In einer Zelle des italienischen Gefängnisses San Carlo
Voll von verhafteten Soldaten Betrunkenen und Dieben
Kratze ein sozialistischer Soldat mit Kopierstift in die wand:
Hoch Lenin!
Ganz oben, in der halbdunklen Zelle, kaum sichtbar aber
Mit ungeheuren Buchstaben geschrieben
Als die Warter es sahen, schikten sie einen Maler mit einem Eimer Kalk
Und mit einem langstieligen Pinsel übertünchte er die drohende Inschrift.
Da er aber mit seinem Kalk nur die Schriftzüge nachfuhr
Stand oben in der Zelle nun in Kalk:
Hoch Lenin!
Erst ein zweiter Maler überstrich das Ganze mit breitem Pinsel
So dass es für Stunden weg war, aber gegen Morgen
Als der Kalk trocknete, trat darunter die Inschrift wieder hervor:
Hoch Lenin!
Da schickten die Warter einen Mauer mit einem Messer gegen die Inschrift vor
Und er kratzte Buchstabe für Buchstabe aus, eine Stunde lang
Und als er fertig war, stand oben in der Zelle, nun farblos
Aber Tief in die Mauer geritzt die unbesiegliche Inschrift:
Hoch Lenin!
Jetz entfernt die Mauer! sagte der Soldat.”
Bertolt Brecht